Mia nonna diceva sempre: "in cucina e in giardino bisogna volersi sporcar le mani". Quando ho iniziato a cucinare per amici e amori e ad appassionarmi ai fiori (io che credevo che sarei riuscita a far morire una scopa) ho capito il senso di quel "volersi". Impastare, saggiare consistenze con le dita, schizzarsi, scottarsi la lingua. E poi vedere le espressioni compiaciute e appagate.
Scavare zappare tagliare piantare graffiarsi. E poi quel fremito di gioia al primo smottamento della terra che lascia intravedere una puntina verde. È un misto di orgoglio e amore.
È lì che si capisce la potenza della Natura che, nonostante tutto, c'è. Puo essere stato il più gelido o piovoso o ventoso degli inverni ma a fine gennaio ti arriverà, inaspettata e sconvolgente, la folata di profumo del calicanto, che solo il nome (dal greco cheimón, inverno e ánthos, fiore) sa di riconciliazione e dolcezza. Sai che a febbraio vedrai i primi crochi, e a seguire le macchie oro delle forsitie, i narcisi le foglioline rosse e nuove delle rose, le viole e le pratoline, le bocche rosate delle magnolie obovate, e ancora i narcisi i giacinti e poi i tulipani, le pansè. Tutto riprende vita. Le clematidi che credevi morte ti avevano ingannata, perchè i flessuosi getti già corrono ad agganciare le prime cose che trovano, con un'umana capacità di indirizzarsi anche a due metri verso la cosa più vicina cui arrampicarsi. La terra va toccata, odorata, plasmata. Bisogna avere le unghie nere e la schiena rotta. Bisogna provare a passare ore con e nella terra. È taumaturgico come lo è(per me!) il mare.
Non pensi, sei lì in un mondo altro tu le piante la terra e la fatica. Se tutti lavorassimo di più la terra, saremmo meno depressi e stressati.
Forse, Dio, è la Natura.
Scavare zappare tagliare piantare graffiarsi. E poi quel fremito di gioia al primo smottamento della terra che lascia intravedere una puntina verde. È un misto di orgoglio e amore.
È lì che si capisce la potenza della Natura che, nonostante tutto, c'è. Puo essere stato il più gelido o piovoso o ventoso degli inverni ma a fine gennaio ti arriverà, inaspettata e sconvolgente, la folata di profumo del calicanto, che solo il nome (dal greco cheimón, inverno e ánthos, fiore) sa di riconciliazione e dolcezza. Sai che a febbraio vedrai i primi crochi, e a seguire le macchie oro delle forsitie, i narcisi le foglioline rosse e nuove delle rose, le viole e le pratoline, le bocche rosate delle magnolie obovate, e ancora i narcisi i giacinti e poi i tulipani, le pansè. Tutto riprende vita. Le clematidi che credevi morte ti avevano ingannata, perchè i flessuosi getti già corrono ad agganciare le prime cose che trovano, con un'umana capacità di indirizzarsi anche a due metri verso la cosa più vicina cui arrampicarsi. La terra va toccata, odorata, plasmata. Bisogna avere le unghie nere e la schiena rotta. Bisogna provare a passare ore con e nella terra. È taumaturgico come lo è(per me!) il mare.
Non pensi, sei lì in un mondo altro tu le piante la terra e la fatica. Se tutti lavorassimo di più la terra, saremmo meno depressi e stressati.
Forse, Dio, è la Natura.
Da questa mia passione, del tutto amatoriale e frutto solo di esperimenti, insuccessi, esperienza, nasce a Babs l'idea di regalarvi, regalarci, un fiore ogni tanto. Per conoscerlo e capirlo, per apprezzarlo e guardarlo.
E chissà, magari, piantarlo!
Spero che le parole di Valentina abbiano rapito una parte dei Vostri pensieri come hanno rapito i miei.
E chissà, magari, piantarlo!
Spero che le parole di Valentina abbiano rapito una parte dei Vostri pensieri come hanno rapito i miei.
BUONA COLTIV"AZIONE" A TUTTI !
2 commenti:
Bello bello questo post! Io son qui che ogni giorno guardo i boccioli di un'orchidea che inaspettatamente pare voglia farmi un regalo!
Lo farà sicuramente!Se ha trovato il suo ambiente adatto saprà regalarti enormi soddisfazioni.
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